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Il fast fashion soffoca il Ghana

Non solo Atacama. Il fast fashion soffoca il Ghana

04 dicembre 2025
Magazine

Ogni anno nel mondo vengono prodotti 83 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, il 65% dei quali è costituito da fibre sintetiche derivate dai combustibili fossili. Ogni secondo l’equivalente di un camion della spazzatura pieno di vestiti viene bruciato, disperso nell’ambiente o avviato in discarica. Tra le principali destinazioni di questa tipologia di rifiuti – tristemente noto è il deserto di Atacama in Cile – c’è anche l’Africa: nel 2019 il 46% del tessile usato ricevuto da questo continente proveniva dall’Unione Europea e per la metà si trattava di indumenti di scarto, destinati a inquinare il pianeta, come rivela il report di Greenpeace Africa “Draped in Injustice”.

Oltre ad Angola, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Tunisia e Benin, tra i Paesi più impattati, che nel 2022 hanno importato complessivamente quasi 900.000 tonnellate di abiti usati, c’è il Ghana: nei suoi mercati accoglie 15 milioni di indumenti di seconda mano alla settimana, anch’essi per quasi la metà invendibili e dispersi nell’ambiente. Gigantesche discariche a cielo aperto sorgono vicino ad Accra, all’interno di una zona umida, habitat di tre specie di tartarughe marine, riconosciuta d’importanza internazionale dalla Convenzione di Ramsar, mentre gli abitanti locali denunciano che anche reti da pesca, corsi d’acqua e spiagge sono intasati da capi sintetici di fast fashion.