Dettaglio

Cinque filiere

L’Italia dell’economia circolare in cinque filiere

04 dicembre 2025
Magazine

Consorzi Cobat è un sistema sinergico di realtà impegnate ad alimentare il presente e il futuro della circolarità: un modello di eccellenza operativa e competenze specialistiche al servizio dei soci, per una sostenibilità sistemica, fondata su innovazione, rigore normativo e responsabilità condivisa.

Nel cuore della transizione ecologica c’è un sistema organizzato, articolato e pragmatico che da oltre trent’anni accompagna produttori e imprese verso modelli di gestione sostenibile: sono i Consorzi Cobat, un insieme di realtà che raccolgono e avviano al riciclo milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, rispondendo con precisione e flessibilità alle esigenze dei produttori e importatori di beni interessati dall’obbligo normativo della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). Ai soci offrono un supporto normativo puntuale e soluzioni operative su misura per gestire il fine vita dei prodotti, garantendo standard elevati di trasparenza, efficienza e sostenibilità in ogni fase del processo.
Questo ecosistema integra cinque consorzi di filiera, ciascuno con una sua specializzazione: alle tre realtà ormai storiche, ovvero Cobat Ripa per le pile e gli accumulatori, Cobat RAEE per i rifiuti di apparecchiature elettroniche, Cobat Tyre per gli pneumatici fuori uso, negli anni recenti se ne sono affiancate altre due, Cobat Compositi per i materiali compositi e Cobat Tessile per gli scarti tessili.

Oltre trent’anni di storia
Tutto comincia nel 1988 con la nascita di Cobat come consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclo delle batterie al piombo: una missione pionieristica, grazie alla quale nei primi vent’anni di attività vengono raccolte e riciclate 200.000 tonnellate l’anno di batterie esauste, per un totale di 16 milioni di pezzi, con un tasso di copertura dell’intero mercato nazionale vicino al 100%.
Il Decreto Legislativo 188/08, che abroga l’art. 235 del D.Lgs. 152/06, segna una svolta storica: la fine dell’obbligatorietà e il passaggio a un modello volontario. Questa nuova fase apre il mercato alla libera concorrenza, incentivando l’innovazione e favorendo una maggiore flessibilità dei servizi offerti ai produttori. Cobat cambia pelle, ma non vocazione: si reinventa come punto di riferimento per la gestione responsabile del fine vita dei prodotti, ampliando progressivamente il suo raggio d’azione fino a coprire le nuove categorie previste dall’EPR.

Una cabina di regia comune
Se ogni consorzio è un’entità autonoma e verticale, a fare da coordinamento c’è però un centro di regia comune, un player omonimo, Consorzi Cobat, nato nel 2024 per offrire servizi trasversali, personalizzati e pienamente conformi alla normativa ambientale. Questo assetto consente non solo di semplificare la gestione normativa per i produttori, ma anche di offrire un unico interlocutore per più esigenze, con vantaggi tangibili in termini di costi, efficienza logistica e copertura normativa. Per l’occasione è stata introdotta anche una nuova identità visiva: lo storico logo è stato rinnovato, mantenendo la riconoscibilità e aggiungendo un segno grafico che evoca le icone dei singoli consorzi di filiera, simbolo dell’unione sistemica.

La rendicontazione ESG
Dal 2025 è stato avviato per la prima volta un percorso strutturato e integrato di rendicontazione delle performance ESG (Environment, Social, Governance), riferito all’anno fiscale 2024. Grazie all’analisi di materialità, condotta attraverso interviste e consultazioni con stakeholder e soci, sono state individuate le priorità strategiche, che guideranno il cambiamento: gestione dei rifiuti, etica aziendale, transizione energetica, protezione dei lavoratori, relazioni con le comunità.
Cobat Ripa, Cobat RAEE e Cobat Tyre hanno preparato così il loro bilancio di sostenibilità: tre documenti, che ripercorrono il passato di ogni filiera, ne raccontano il presente e tracciano le linee per il futuro, in un’ottica di sostenibilità, economia circolare e continua innovazione, orientando l’evoluzione futura verso un modello sempre più efficiente e sostenibile.

Soci e presenza sul territorio
Consorzi Cobat dispone di un’infrastruttura logistica altamente qualificata e capillarmente distribuita, anche grazie alla collaborazione con Haiki Cobat, operatore specializzato nella raccolta, trattamento e recupero dei rifiuti. Attualmente il sistema coinvolge oltre 70 Punti Cobat per la raccolta e 24 impianti per il trattamento e il recupero dei rifiuti, assicurando tracciabilità e standard elevati in ogni fase.
A disposizione dei soci c’è un portale web per la gestione quotidiana degli adempimenti, mentre la Cobat Academy offre percorsi formativi e consulenze tecniche, in presenza o da remoto, per chi vuole accrescere le proprie competenze e conoscenze ambientali, sempre con il contributo di professionisti qualificati.
Attraverso un confronto continuo con istituzioni italiane ed europee, autorità competenti e altri sistemi collettivi, inoltre, i soci ricevono aggiornamenti costanti su leggi, regolamenti e best practice internazionali, potendo così avere uno sguardo aperto sul futuro della sostenibilità in Italia e in Europa.

La circolarità in numeri
I risultati delle singole filiere nel 2024 parlano chiaro. Cobat Ripa, con 88.627,51 tonnellate di pile e accumulatori esausti, ha messo a segno un aumento del 35% rispetto al 2023: una quantità equivalente a circa 5, 9 milioni di batterie per auto, quasi 18 milioni di pacchi di batterie di monopattini elettrici, oltre 440 milioni di pile AA.
Cobat RAEE ha raccolto 27.590,87 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche: una quantità equivalente a oltre 150 milioni di telefoni cellulari, 3 milioni di televisori, 6 milioni di tostapane.
Cobat Tyre ha raccolto 38.377,10 tonnellate di pneumatici fuori uso, con una crescita del 18,9% rispetto al 2023 (111,36% rispetto al target DM 182/19): equivalgono a circa 7,6 milioni di pneumatici da motorino (peso medio 5 kg), 767.500 pneumatici da trattore agricolo (peso medio 50 kg), oltre 4 milioni di pneumatici da vettura (peso medio 9 kg).
La filiera dei materiali compositi e quella tessile, entrambe di recente costituzione, si stanno rapidamente strutturando per rispondere a bisogni emergenti, in particolare nel settore della mobilità elettrica e della moda.

Innovazione e nuove sfide
Non è comunque solo una questione di tonnellaggio. Consorzi Cobat guarda anche alla qualità del riciclo, all’impatto sociale delle sue attività, all’efficienza della rete logistica e alla capacità di trasformare rifiuti complessi in nuove risorse, attraverso un processo di innovazione costante.
Seguendo questo modello, nel contesto dell’attuale evoluzione normativa, Cobat Tessile si prepara a contribuire attivamente alla realizzazione di un modello circolare nel comparto dei rifiuti tessili, in linea con il nuovo assetto della Responsabilità Estesa del Produttore stabilito a livello europeo.
Non solo: essere protagonisti del cambiamento significa anche anticipare le evoluzioni normative e le dinamiche di mercato. In quest’ottica, è in via di sviluppo Cobat Eps, una nuova filiera consortile dedicata alla gestione sostenibile e tracciabile del polistirene espanso sinterizzato (EPS), meglio conosciuto come polistirolo. L’obiettivo è quello di creare una filiera strutturata e trasparente per un materiale ad alto volume e difficile degradazione, attualmente poco valorizzato nei sistemi di raccolta, assicurando conformità normativa e tracciabilità lungo tutta la catena di gestione e supportando l’innovazione nella trasformazione dei rifiuti in nuove materie prime seconde.

Dialogo, trasparenza, comunicazione
Infine, essere sistema oggi significa anche saper comunicare. I Consorzi Cobat partecipano attivamente a eventi, tavoli istituzionali, momenti di formazione e campagne di sensibilizzazione. La presenza a Ecomondo, la collaborazione con Althesys per il Waste Strategy Report, l’adesione a reti associative di settore e il lancio del nuovo Consorzi Cobat Magazine sono esempi di un impegno continuo per dare voce alla sostenibilità in tutte le sue forme. La rendicontazione stessa, trasformata in un documento divulgativo, riflette la volontà di costruire una cultura condivisa dell’economia circolare: non un esercizio di marketing, ma uno strumento di lavoro per imprese, istituzioni, stakeholder e cittadini.