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Editoriale di Emanuele Bompan
L’Europa alla prova dell’economia circolare
L’economia circolare è affaticata. Il passo dei consumi e dell’estrattivismo delle materie prime vergini, in costante crescita, lascia indietro i tentativi di rendere più circolare l’economia. Un imperativo strategico e di sicurezza nazionale, come ogni questione “ambientale”, etichetta oggi limitata e stanca. Decarbonizzare e rendere circolare e rigenerativa l’economia ha risvolti sociali ed economici indubbi, come è normale in un sistema ecologico in equilibrio.
La sfida è gravosa: preservare la competitività industriale europea e globale, accelerando sulla transizione. Sempre più si sente invocare “neutralità tecnologica”, “sviluppo competitivo”, “green economy realista”, voci spaventate dalle sfide in cui ci ha catapultato rabbiosamente la transizione, dal Green Deal al Piano Quinquennale cinese. Il mondo del 2025 non è quello del 2015. Le tecnologie per il riciclo sono sempre più sofisticate e cost-efficient, le batterie e i pannelli fotovoltaici più economici e circolari. L’AI promette di rivoluzionare i processi digestione di rifiuti e sottoprodotti. Nell’equazione mancano l’educazione dei consumatori, normative più efficaci, buro-crazia snella, piani d’azione industriali. Soft skill necessarie e spesso più complesse delle innovazioni tecnologiche.
Si dovrà lavorare per abilitare il mercato con regole e strategie. Nel solco del Green Deal, in particolare del Circular Economy Action Plan del 2020, la seconda Commissione guidata da von der Leyen ha annunciato per il 2026 l’elaborazione del Circular Economy Act. Si consolideranno i progressi compiuti nel quinquennio precedente, in linea con gli obiettivi della Bussola per la competitività, del Clean Industrial Deal e delle raccomandazioni contenute nei rapporti Letta e Draghi.
Un elemento chiave sarà istituire un mercato unico per le materie prime seconde. L’obiettivo? Raddoppiare il tasso di circolarità europeo entro il 2030 e consolidare la leadership UE a livello globale. Dal luglio 2025 la Commissione ha avviato varie iniziative tecniche e normative in vista del futuro quadro legislativo. Tra queste, l’attuazione del nuovo Regolamento sulle spedizioni di rifiuti, l’introduzione di un sistema digitale obbligatorio per la tracciabilità transfrontaliera e una consultazione pubblica per armonizzare la classificazione dei rifiuti verdi.
In parallelo, è stata pubblicata la valutazione della Direttiva RAEE, che evidenzia gravi criticità: quasi metà dei rifiuti elettronici resta fuori dai circuiti ufficiali di raccolta e il tasso di riciclo non raggiunge gli obiettivi. La revisione della direttiva sarà un elemento centrale del Circular Economy Act, anche alla luce della necessità di recuperare materie prime critiche dai flussi di materiale elettrico ed elettronico, secondo lo stesso Critical Raw Materials Act.
Sarà davvero un acceleratore di processo? Contribuirà a rendere i consumatori più circolari? Finora il Pacchetto e il Piano di Azione dell’economia circolare UE sono stati una leva concreta, celebrata in maniera bipartisan. Vedremo cosa succederà.