Dettaglio

Di Emanuele Bompan
Cobat Tyre, sostenibilità e innovazione: intervista a Francesco Massaro
“Gestendo i rapporti con i nostri soci, ho potuto toccare con mano il tessuto imprenditoriale delle numerose aziende che producono o importano pneumatici oppure che operano nel campo dell’autodemolizione: in Italia ci sono tante realtà ricche di storia, simbolo di eccellenza ed innovazione, che ogni giorno costruiscono il proprio futuro, senza mai dimenticare il rispetto per l’ambiente. Il nostro Consorzio sostiene queste imprese affinché possano essere parte sempre più integrante di quella guida al cambiamento che fa della sostenibilità e della circolarità dei valori aggiunti e insostituibili”.
Francesco Massaro è il direttore generale di Cobat Tyre, società consortile specializzata nella raccolta e nel riciclo di pneumatici fuori uso (PFU), che fa parte di Consorzi Cobat.
Una realtà nata nel 2018, e diventata operativa nel 2019, che nel corso di pochi anni è cresciuta fino a essere uno dei maggiori player del settore: la sua mission è coinvolgere in un processo di economia circolare produttori e importatori di pneumatici da un lato, autodemolitori dall’altro, trasformando i prodotti giunti a fine vita in materie prime seconde. Alle imprese associate sono garantiti servizi nel rispetto delle migliori pratiche nazionali e internazionali.
Come è organizzata Cobat Tyre?
Dal punto di vista normativo rispondiamo al Decreto Ministeriale n.182 del 19 novembre 2019, che stabilisce i target di raccolta di pneumatici fuori uso a cui dobbiamo assolvere annualmente. A livello operativo, invece, ci affidiamo ad Haiki Cobat, grande piattaforma italiana di servizi per l’economia circolare e la corretta valorizzazione dei materiali di scarto. Grazie a questa collaborazione, riusciamo a essere presenti su tutto il territorio italiano per quanto riguarda sia gli aspetti della logistica sia quelli del trattamento. In quanto ente responsabile dell’intera catena, Cobat Tyre monitora quotidianamente tutte le attività. Il nostro consorzio è guidato dai valori della trasparenza, dell’efficienza e della sostenibilità, che ci consentono di aiutare le aziende a perseguire uno sviluppo in grado di apportare benefici non solo all’ambiente, ma anche all’intero sistema economico nazionale.
Quali sono i plus della filiera creata da Cobat Tyre?
Come previsto dalla legge, abbiamo organizzato tutte le operazioni su scala nazionale. Dopo aver fatto un’approfondita ricognizione degli impianti di trattamento esistenti, abbiamo selezionato quelli che avevano tutte le caratteristiche necessarie, non solo quelle richieste da noi, ma anche quelle previste dal decreto, dai certificati antimafia e dalle varie certificazioni obbligatorie. Attorno a questa rete di impianti, poi, abbiamo costruito la rete logistica. Preziose sono state le conoscenze e l’esperienza trentennale del mondo Cobat, che abbiamo ulteriormente integrato. Impieghiamo le migliori tecnologie di recupero, con l’obiettivo di ottimizzare ogni fase del processo, dalla raccolta al trattamento.
Una filiera organizzata anche in un’ottica di sostenibilità.
Come spieghiamo nel nostro bilancio ambientale, che stiamo mettendo a punto in vista della presentazione nell’estate 2025, Cobat Tyre presta molta attenzione alle politiche anti-inquinamento. Per esempio, insieme ad Haiki Cobat abbiamo impostato la rete logistica in modo tale da ridurre al minimo gli spostamenti dei rifiuti. Noi trattiamo circa 30.000 tonnellate di pneumatici fuori uso all’anno: limitare i trasferimenti significa ridurre notevolmente le emissioni di CO2.
Come si è evoluto il contesto normativo che regolamenta il processo di recupero di PFU?
La gestione degli pneumatici fuori uso è stata normata per la prima volta in Italia con l’art. 228 del D.Lgs 152/2006, o Testo Unico ambientale, che ha introdotto il Principio della Responsabilità estesa del Produttore (EPR). Il quadro normativo di riferimento è stato poi rivisto più volte, fino all’emanazione dell’ultimo aggiornamento, il Decreto Ministeriale 19 novembre 2019, n. 182, che ha introdotto alcune importanti novità. Tra queste, l’introduzione di maggiori adempimenti rendicontativi e obblighi specifici di raccolta per macroaree a carico dei sistemi di raccolta, l’istituzione del Registro Informatico dei Produttori e Importatori e la definizione di un quantitativo in peso di PFU da dover raccogliere, pari al 95% del peso degli pneumatici immessi su mercato, di qualsiasi marca ma equivalenti per tipologia.
Quali sono le innovazioni che si stanno mettendo a terra per rendere sempre più efficiente il processo di raccolta e riciclo degli pneumatici fuori uso?
A proposito di futuri sviluppi, stiamo studiando due innovativi processi di trattamento, tra loro completamente diversi. Insieme al team R&D di Haiki Cobat e Haiki+ stiamo innanzitutto valutando l’ipotesi di avvalerci di un impianto di water jet, che prevede la frantumazione degli pneumatici fuori uso attraverso un getto d’acqua ad alta pressione. Questa tipologia di macchinari, molto diffusa in questo momento nei Paesi del Sud America, aiuta ad abbattere pesantemente le emissioni di CO2. Oggi in buona parte d’Europa, invece, lo pneumatico viene trattato meccanicamente attraverso gli impianti di triturazione, che hanno un altissimo consumo energetico, senza contare che esistono anche impianti che addirittura funzionano ancora con generatore a gasolio. L’altro aspetto che stiamo considerando è la pirolisi, che sta diventando sempre più rilevante nelle nostre valutazioni: si tratta di un processo di decomposizione termochimica, ottenuto attraverso l’applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante, normalmente l’ossigeno. Al tavolo tecnico in corso presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che come Cobat Tyre presidiamo e che sta valutando di riscrivere la normativa, si sta pensando di inserire anche questa tipologia di trattamento.
Facciamo un passo indietro. Come viene utilizzata la polvere di PFU, ottenuta dal trattamento meccanico?
Gli pneumatici fuori uso possono subire due tipi di trattamento meccanico. Il primo è una mera riduzione volumetrica, da cui nasce il cosiddetto “ciabattato”, composto da pezzi della dimensione di 5x5 centimetri. Questi vengono utilizzati dai cementifici al posto del carbone, subendo quindi un processo di valorizzazione energetica, che offre diversi benefici. Va sottolineato che lo pneumatico bruciato ad alte temperature non inquina, a differenza invece di quello abbandonato per strada, a cui viene dato fuoco. In questo caso, l’inquinamento è doppio: oltre al fumo, e quindi alle emissioni nell’atmosfera, il pericolo ambientale più grave è dato dai liquidi incontrollati, sostanzialmente oli, che vanno a finire nel terreno. La seconda possibilità a livello meccanico è la riduzione volumetrica dei PFU in granulometrie di diverso tipo, che poi possono trovare svariati utilizzi, dalla produzione di erba sintetica per campi da calcio alla realizzazione di mattoni antitrauma per i parchi giochi. Il polverino di gomma da PFU viene molto usato in Spagna e in Germania, meno in Italia, anche per mescolarlo ai bitumi destinati al rifacimento delle strade: vari studi, condotti in particolare da Ecopneus, dimostrano che l’asfalto diventa così più performante, offrendo riduzione del rumore da traffico, durata fino a tre volte superiore e maggiore sicurezza stradale.
Quali sono le azioni più urgenti per favorire una filiera PFU 100% circolare?
Per facilitare e garantire il sistema, bisogna innanzitutto contrastare i fenomeni di evasione e illegalità. In Italia, infatti, è ancora diffusa la brutta abitudine di comprare pneumatici in nero, di cui non si conosce la provenienza, immessi illegalmente in commercio. Questo comporta diversi problemi: senza scontrino fiscale si evade l’Iva e non si paga il contributo ambientale (o ecocontributo) previsto per la raccolta dei prodotti fuori uso, che è lo strumento finanziario attraverso cui viene garantito il funzionamento della filiera. Di fronte a questa emergenza, come richiesto dal governo, per il quarto anno consecutivo Cobat Tyre, insieme ad altri consorzi, ha aderito alla raccolta extra target di PFU, decidendo di coprire la spesa facendo efficienze economiche, anziché far gravare un costo aggiuntivo sui cittadini. Bisogna però trovare una soluzione vera per questo problema, attraverso una riforma complessiva della normativa, in modo da garantire più trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera.
Un altro aspetto fondamentale è l’educazione e la sensibilizzazione delle persone, affinché evitino l’acquisto irregolare di pneumatici e non alimentino la dispersione di questo prezioso materiale nell’ambiente, un fenomeno ancora rilevante, sebbene in misura sempre più ridotta. Come favorire il cambiamento?
Proprio in quest’ottica quest’anno, insieme ai nostri soci, daremo il via a un percorso, che si articola in diverse fasi. Innanzitutto, prevede l’organizzazione di incontri con gommisti ed officine meccaniche, che hanno un ruolo fondamentale, perché i cittadini si rivolgono a loro per cambiare le gomme dell’auto. Vogliamo sensibilizzare questi operatori, invitandoli ad utilizzare sempre di più gli strumenti di legge a disposizione: si possono rivolgere a una delle numerose realtà, individuali o associate, che effettuano la raccolta in modo corretto, il cui elenco completo si può trovare sul sito del Ministero. In secondo luogo, crediamo fermamente che la sensibilizzazione debba partire dalla base, ovvero dai cittadini: per questo stiamo pensando a percorsi educativi nelle scuole, in cui spiegare ai nostri figli e ai nostri nipoti che i PFU sono rifiuti speciali: saranno proprio i più giovani, poi, a diffondere il messaggio in famiglia. In questo modo si ottengono risultati straordinari.
Francesco Massaro
Ricopre il ruolo di direttore generale di Cobat Tyre dal 29 gennaio 2024: in questa occasione è stata comunicata la nuova composizione del consiglio di amministrazione ed è stata contemporaneamente annunciata la nomina di Maurizio Mariani a nuovo presidente.
I risultati della raccolta nazionale PFU da ricambio per il 2024
Cobat TYRE nel 2024 ha raccolto 30.363,68 tonnellate di pneumatici fuori uso, raggiungendo una percentuale di raccolta pari al 111,81%, oltre l’obiettivo previsto. In particolare, 27.290 tonnellate erano il target stabilito dal DM 182/19, che è stato raggiunto al 100%, a cui si sono sommate 2.729 di raccolta volontaria (+10%), per un target totale previsto pari a 30.019 tonnellate (110%).
Entrando nel dettaglio delle macro-aree, la Lombardia guida la classifica (4.266,33 ton; percentuale di raccolta: 104,22%), seguita dalla macro-area Lazio - Abruzzo - Molise (3.888,30; 109,60%) e poi da Trentino Alto Adige - Friuli Venezia Giulia - Veneto (3.802,37; 116,11%).